11 Apr 2017

Aprile: tempo di fave


Tra le tante bontà che la primavera porta con sé ci sono le fave, da mangiare crude o da utilizzare per preparare tante gustose ricette.

Ricche di proprietà, di fave ce ne sono di tante varietà: la più diffusa in Italia è sicuramente la aguadulce, ma in tutto il territorio se ne coltivano delle specie più diverse, comprese alcune eccellenze diventate Presidi Slow Food, come la fava larga di Leonforte (tipica di Enna) e la fava di Carpino (Foggia).

 

Storia delle fave 

 

Oggi diffuse in tutta Europa, secondo numerose testimonianze rinvenute nel corso del tempo, le fave avrebbero origini antichissime: le prime apparizioni sarebbero da localizzare in Asia minore e in tutti i territori affacciati sul mediterraneo, con alcuni ritrovamenti che farebbero pensare che fossero già consumate ai tempi dell’antico Egitto. In Europa sarebbero arrivate approssimativamente intorno all’Età del Bronzo, periodo a cui risalgono le prime testimonianze sul consumo delle fave da parte degli uomini nel territorio, diventando addirittura una delle colture agricole più importanti.

Ai tempi dell’Antica Roma erano consumate in tutte le case, mentre in epoca Medievale erano  d’uso esclusivo delle classi più povere, in quanto economiche, nutrienti e impiegabili in tante preparazioni diverse. Probabilmente è proprio per questo che nel Medioevo alle fave erano legate diverse tradizioni popolari: una delle più famose voleva che durante la notte dell’Epifania si preparasse una torta con una fava nascosta all’interno; chi la trovava nella propria fetta, sarebbe poi stato eletto il re o la regina della festa.

 

L'uso nella cucina italiana 

 

Nonostante sia trascorso molto tempo dall’epoca medievale, le fave continuano a essere molto usate nella cucina italiana: le fave fresche che spuntano in primavera vengono tradizionalmente consumate crude, protagoniste di un pasto, condite solo con dell’olio extravergine d’oliva, oppure per accompagnare salumi e formaggi. Nella cucina centro-meridionale le fave sono alla base di numerosi piatti saporiti e caserecci, spesso in abbinamento con carne di maiale, pancetta, lardo ed erbe aromatiche.

 

Il loro utilizzo in preparazioni dalla consistenza cremosa non è di certo recente: queste, infatti, sarebbero delle rielaborazioni dell’antica puls fabata consumata in grandi quantità dalla plebe romana, che consisteva in una sorta di polenta di frumento morbida da accompagnare proprio con le fave. Tra le più celebri ricette che la ricordano, e che tuttora vengono consumate in Italia, ci sono il macco siciliano, cioè una crema di fave, bietole e olio extravergine d’oliva entrata addirittura a far parte dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali Italiani (PAT), e la ‘ncapriata pugliese, un purè in cui le fave incontrano il sapore amarognolo delle cicorie.

 

Nella cucina contemporanea le fave vengono spesso accostate a verdure e altri ingredienti per dar vita a vellutate e zuppe dal sapore delicato, molto apprezzate anche dai palati più fini. E non bisogna pensare che le zuppe siano un piatto da riservare alle stagioni più fredde: nel periodo primaverile sono l’ideale per essere servite a cena, quando il sole cala e le temperature non sono più così miti. E poi le zuppe non vanno necessariamente consumate bollenti: a pranzo, possono essere un’alternativa gustosa alla solita insalata, magari lasciata riposare e servita poi a temperatura ambiente, oppure raffreddata con del formaggio fresco da sciogliere, per aggiungere un tocco di cremosità (e golosità) in più.

 

 

 

 

 

Di tutti i legumi la fava è regina, cotta la sera, scaldata la mattina